Umanesimo cristiano
È una forma di umanesimo filosofico. Citiamo qui di seguito un brano dal libro Interpretazioni dell'Umanesimo (L'umanesimo cristiano) di S. Puledda.
“L'interpretazione del cristianesimo in chiave umanista va inserita nel generale processo di revisione e di adattamento delle dottrine cristiane al mondo moderno, riguardo al quale la Chiesa aveva adottato per secoli una posizione di rifiuto o di aperta condanna. Si ritiene comunemente che la sterzata della Chiesa cominci con l'enciclica Rerum novarum di Leone XIII (1891). Con questa enciclica la Chiesa ha tentato di darsi una dottrina sociale che potesse essere contrapposta al liberalismo e al socialismo. La Chiesa autorizzò la formazione di partiti di massa d'ispirazione cristiana e si ripropose come portatrice di una visione del mondo e di un'etica capaci di dare risposta alle necessità più profonde dell'uomo moderno. In questa prospettiva va inserito l'umanesimo cristiano, il cui iniziatore può essere considerato J. Maritain. Dapprima allievo di H. Bergson, aveva poi aderito al socialismo rivoluzionario. Insoddisfatto di entrambe queste filosofie, nel 1906 si convertì al cattolicesimo. Fu uno degli esponenti più significativi della cosiddetta neoscolastica o neotomismo. Cioè, di quella corrente del pensiero cattolico moderno che si rifà direttamente a san Tommaso d'Aquino e, attraverso di lui, ad Aristotele, il cui pensiero san Tommaso aveva adattato ai dogmi cristiani. Quella di Maritain è dunque una posizione culturale che si contrappone radicalmente alla tendenza più generale del pensiero moderno, dal Rinascimento in poi. In effetti, era proprio contro la scolastica tomista (l'espressione più tipica del pensiero medievale) che si erano scagliati gli umanisti del Rinascimento. Quindi, Maritain compie un salto all'indietro, oltre il Rinascimento. E lo fa perché è proprio nell'umanesimo rinascimentale che scopre i germi che hanno condotto alla crisi e alla frattura della società attuale. Con ciò, non pretende esplicitamente di rivalutare il medioevo e la visione cristiana legata a quel periodo, ma di riprendere il filo di una evoluzione storica del cristianesimo e del suo perfezionamento nella società che, secondo il suo modo di vedere, sono stati compromessi dal pensiero moderno, laico e secolare. Nel libro Umanesimo integrale, Maritain esamina l'evoluzione del pensiero moderno dalla crisi della cristianità medievale all'individualismo borghese del XIX secolo e al totalitarismo del XX secolo. In questa evoluzione egli scorge la tragedia dell'umanesimo 'antropocentrico' (è così che lo definisce), che si sviluppa a partire dal Rinascimento. Questo umanesimo, che ha condotto a una progressiva decristianizzazione dell'Occidente, è una metafisica della 'libertà senza la Grazia'.
“Ecco le tappe di quella progressiva decadenza: 'Nei confronti dell'uomo, si può notare che nei primi periodi dell'epoca moderna, con Cartesio anzitutto e poi con Rousseau e Kant, il razionalismo aveva costruito della personalità dell'uomo un'immagine superba e splendida, infrangibile, gelosa della sua immanenza e della sua autonomia, e finalmente buona per essenza'. Ma questa superbia razionalista che dapprima ha eliminato tutti i valori tradizionali e trascendenti e poi, con l'idealismo, perfino il concetto di realtà oggettiva, ha generato da sé la propria distruzione. Prima Darwin e poi Freud hanno inferto i colpi mortali alla visione ottimista e progressista dell'umanesimo antropocentrico. Con Darwin l'uomo scopre che non esiste discontinuità biologica tra se stesso e la scimmia. Ma non soltanto questo: tra lui e la scimmia non esiste neppure una vera e propria distinzione metafisica, cioè non vi è cambiamento di essenza, un vero salto di qualità. Con Freud, l'uomo scopre che le sue motivazioni più profonde sono dettate in realtà dalla libido sessuale e dall'istinto di morte. Alla fine di questo processo dialettico distruttivo, sono ormai aperte le porte ai totalitarismi moderni. Maritain conclude: 'Dopo tutte le dissociazioni e i dualismi dell'epoca umanistica [...] noi assistiamo a una dispersione e a una decomposizione definitiva. Il che non impedisce all'essere umano di rivendicare più che mai la propria sovranità, ma non più per la persona individuale. Questa non sa più dove sia e si vede solo dissociata e decomposta: è ormai matura per abdicare [...] a favore dell'uomo collettivo, di questa grande figura storica dell'umanità della quale Hegel ha fatto la teologia e che, per lui, consisteva nello Stato con la sua perfetta struttura giuridica, e per Marx consisterà nella società comunista col suo dinamismo immanente'. All'umanesimo antropocentrico, la cui evoluzione ha così descritto, Maritain contrappone un umanesimo cristiano che egli definisce 'integrale' o 'teocentrico'. Ecco come si esprime: 'Siamo così condotti a distinguere due specie di umanesimo: un umanesimo teocentrico o veramente cristiano, e un umanesimo antropocentrico, del quale sono principalmente responsabili lo spirito del Rinascimento e della Riforma [...]. La prima specie d'umanesimo riconosce che Dio è il centro dell'uomo, implica il concetto cristiano dell'uomo peccatore e redento, e il concetto cristiano della grazia e della libertà [...]. La seconda crede che l'uomo stesso sia il centro del mondo, e quindi di tutte le cose, e implica un concetto naturalistico dell'uomo e della libertà. [...] Si capisce come l'umanesimo antropocentrico meriti il nome di umanesimo inumano e che la sua dialettica debba essere considerata come tragedia dell'umanesimo'.
“All'umanesimo teocentrico Maritain affida il compito di ricostituire un mondo organico che riconduca la società profana sotto la guida dei valori cristiani. L'interpretazione cristiana che Maritain ha dato dell'umanesimo è stata accolta in modo entusiastico in alcuni ambienti ecclesiastici e tra vari gruppi laici. D'altra parte, ha ispirato numerosi movimenti cattolici impegnati nell'azione sociale e nella vita politica, e ha finito per rivelarsi un'arma ideologica rivolta soprattutto contro il marxismo. Ma quella interpretazione ha ricevuto anche critiche demolitrici in ambienti filosofici non confessionali. In primo luogo, è stato osservato che la tendenza razionalista evidente nella filosofia postrinascimentale e che Maritain segnala in Descartes, Kant e Hegel può esser fatta risalire all'ultima scolastica e anche al pensiero di san Tommaso. Tale tendenza, che condurrà alla crisi e alla sconfitta della ragione, non è un prodotto dell'umanesimo rinascimentale, ma del tomismo. Secondo questi critici, Maritain ha dato luogo a una colossale opera di mistificazione e di camuffamento, quasi un gioco di prestigio filosofico, attribuendo al Rinascimento una responsabilità storica che al contrario appartiene al pensiero cristiano medievale più tardo. La filosofia cartesiana, che è alla base del pensiero moderno, nel suo razionalismo si ricollega molto di più a san Tommaso che al neoplatonismo e all'ermetismo mistico del Rinascimento. Le radici della 'superbia della ragione' della filosofia moderna devono essere ricercate, di conseguenza, nella pretesa del tomismo di costruire una teologia intellettualistica e astratta. In secondo luogo, la crisi dei valori e il vuoto esistenziale a cui è approdato il pensiero europeo con Darwin, Nietzsche e Freud non è una conseguenza dell'umanesimo rinascimentale, ma deriva al contrario dal permanere di concezioni cristiane medievali all'interno della società moderna. La tendenza al dualismo e al dogmatismo, il senso di colpa, il rifiuto del corpo e del sesso, la devalorizzazione della donna, il terrore della morte e dell'inferno, sono altrettanti residui del cristianesimo medievale, che anche dopo il Rinascimento hanno influito fortemente sul pensiero occidentale. Sono essi ad aver determinato, con la Riforma e con la Controriforma, l'ambito socioculturale in cui il pensiero moderno si è sviluppato. La schizofrenia del mondo attuale, la 'dialettica distruttiva' dell'Occidente (su cui Maritain insiste) deriva, secondo questi critici, dal coesistere di valori umani e antiumani, e deve essere spiegata come il tentativo doloroso di liberarsi da quel conflitto interno.”