Conservatorismo
conservatorismo (der. di conservatore, dal lat. conservator, da conservare, cum e servare, che mantiene o conserva un oggetto, stato o situazione) Dottrina politica propria dei sostenitori della necessità di conservare e perpetuare il regime esistente, attribuendo valore di feticcio alle tradizioni e al passato, rinunciando a qualsiasi cambiamento nei rapporti economici e sociali. Difesa delle basi esistenti, tra cui forme reazionarie e antiquate. Di regola, questa linea è propria dell'élite dominante che non vuole perdere potere e ricchezza e neppure i privilegi conquistati. Spesso i conservatori intervengono sventolando la bandiera della difesa dell'ordine e della stabilità. Storicamente, i conservatori e i liberali hanno combattuto tra loro durante molti anni per il potere, anche se con una certa frequenza gli stessi liberali hanno occupato posizioni ispirate a conservatorismo allorché altre forze hanno minacciato il loro dominio.
Il conservatorismo è nato come movimento aristocratico ed anche clericale per salvare i privilegi feudali ai tempi della rivoluzione borghese, come espressione degli interessi dei grandi proprietari terrieri e dei loro clienti. Per questo fin dall’inizio si è opposto al liberalismo, difendendo tradizioni, privilegi e proprietà della chiesa, soprattutto cattolica, ma poi anche della chiesa anglicana, cristiana orientale ecc. È stato nemico acerrimo dell'indipendenza degli Stati Uniti, dell'America latina e della Grecia. Dopo la rivoluzione Francese, si è opposto alle rivoluzioni spagnola, portoghese, napoletana e per l'unità d'Italia (Risorgimento). La storia politica dell'Europa e dell'America nel XIX secolo è stata travagliata dalle lotte tra conservatori e liberali. Nel XX secolo, soprattutto nella seconda metà, questo antagonismo si indebolisce quando i due avversari assimilano gradualmente i valori e i concetti uno dell'altro e quando il movimento conservatore classico scompare dall'arena politica della maggioranza degli Stati americani ed europei.