Potere: differenze tra le versioni

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Versione attuale delle 22:41, 26 lug 2015

(uso sostantiv. dell'infinito, dal tardo lat. potere, dal part. potens, potentis di posse, potere) Avere facoltà, tempo o luogo per fare una cosa. Facoltà e giurisdizione per ordinare o compiere qualcosa; forze di uno Stato; suprema potestà reggente e coattiva di uno Stato. Nella vita politica si definisce così un gruppo di leader economici, sociali e politici che formano la classe dirigente di uno Stato. Nell'antichità, il termine potere si usava come sinonimo di influenza, autorità, gestione, forza, imperio; all'inizio del XX secolo, come la capacità di qualcuno di imporre la propria volontà agli altri. Attualmente, il potere è definito in termini di rapporti di dipendenza di alcune unità sociali rispetto alle altre.

I poteri dello Stato, basati sulla teoria della divisione dei poteri, sono: il potere costituente, che compete allo Stato per organizzarsi, emanando e riformando le sue costituzioni per mezzo di una assemblea costituente rappresentativa o per mezzo di referendum; il potere legislativo, che consiste nella potestà di fare e riformare le leggi e compete al parlamento; il potere esecutivo, che ha la prerogativa di governare lo Stato e di far osservare le leggi, compete al governo formato dal monarca o al presidente e/o al parlamento di uno Stato; il potere giudiziario, quello che esercita l'amministrazione della giustizia e compete al sistema giudiziario.

Si considera inoltre un potere moderatore quello esercitato dal capo dello Stato.

Il potere e la paura danno fondamento all'autorità irrazionale che si esercita proibendo ogni critica e si costruisce sulla disuguaglianza. Nei dispotismi orientali e nei regimi totalitari moderni, il potere statale è stato onnipresente e riprovevole.

I pensatori più profondi hanno sempre sognato di mettere fine a ogni potere imposto agli esseri umani, riservando a questi soltanto il potere sulle cose. Oggi l'esercizio del potere non è riservato soltanto allo Stato, ma questo appare come semplice intermediario o esecutore delle volontà delle grandi concentrazioni economiche (Stato parallelo). D'altra parte, la teoria che spiega il sorgere, lo svilupparsi, il trasferirsi e il disarticolarsi del potere non si limita a una visione socio-politica tradizionale, ma considera le diverse “nicchie” di potere, come la tecnologia, le comunicazioni, la distribuzione umana nelle campagne e nelle città, la dislocazione delle popolazioni nelle periferie o nei centri decisionali e la manipolazione della “cultura” in generale (linguaggio, usi sociali, religione, scienza, arte e tempo libero).