Cosmopolitismo

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(der. di cosmopolita, dal gr. kósmos, mondo e polítes, cittadino) Corrente ideologica che considera l'essere umano cittadino del mondo. Si formò durante la rivoluzione francese del 1789, ponendosi in qualche misura come reazione al costituirsi dello Stato nazionale e, in seguito, alle guerre di rapina napoleoniche. Si trattò, quindi, di una posizione critica nei confronti dello sciovinismo ufficiale.

In Russia (dal 1936-37 fino alla “perestroika”) il cosmopolitismo fu considerato un atteggiamento contrario agli interessi dello Stato. L'accusa di essere sostenitore del cosmopolitismo era un pretesto per le repressioni politiche più crudeli, e serviva a mascherare l'antisemitismo della politica ufficiale dell'URSS. I difensori dei diritti umani furono dichiarati cosmopoliti e la Carta dell'ONU considerata come un documento sovversivo. L'umanesimo ha sempre espresso, e continua a esprimere con il Nuovo Umanesimo, la propria simpatia nei confronti dell'idea del superamento di ogni tipo di frontiera tra gli esseri umani, dell'idea del mondo uno e diverso insieme.

Cosmopolitismo è l'opposto di patriottismo e di [nazionalismo]]. Frequentemente il cosmopolitismo viene confuso con l'internazionalismo. La differenza consiste nel fatto che il primo consente di minimizzare le tradizioni e i valori nazionali a vantaggio di alcuni obiettivi planetari, mentre il secondo cerca la via verso la loro armonizzazione e combinazione. Il primo, in larga misura, riflette gli interessi della borghesia mondiale; il secondo, parte dalla priorità dell'unità degli interessi degli oppressi su scala mondiale, contro l'imperialismo e contro i diktat delle superpotenze.

Nelle condizioni attuali, il cosmopolitismo deve essere orientato verso il raggiungimento del consenso internazionale per la soluzione dei problemi globali: fame, sanità, disarmo, ecologia e demografia.