Uguaglianza
(der. di uguagliare; cfr. uguale, dal lat. aequalis, der. di aequus, uguale nel senso di piano, pari, giusto) Principio che riconosce a tutti i cittadini gli stessi diritti.
Gli esseri umani non possono essere uguali perché ognuno è una personalità unica nel suo genere e non può ripetersi nella storia, è insostituibile. Ma nell'attività economica l'esecutore e il dirigente sono sostituibili nelle loro funzioni tecnologiche, nei ruoli sociali ecc. Questa alienazione dell'essere umano crea l'illusione dell'uguaglianza universale.
Su questa base sorge l'ugualitarismo. Si sono formate storicamente due concezioni fondamentali dell'ugualitarismo: come ugualitarismo delle possibilità e come ugualitarismo dei risultati. È molto importante il problema del rapporto tra il contributo dell'individuo e la sua remunerazione, quello delle capacità e delle necessità e il problema della misura della redistribuzione dei redditi. Il punto di vista social-democratico tenta di dare fondamento e realizzazione a diverse forme di compromesso tra entrambe le concezioni dell'ugualitarismo.
I comunisti affermano l'uguaglianza delle persone per quanto riguarda la proprietà dei mezzi di produzione, negando la proprietà privata in quanto causa dell'alienazione e dello sfruttamento.
I conservatori respingono l'uguaglianza dei risultati in quanto viola i principi di libertà e di natura umane, come pratica viziosa che mina l'efficacia del funzionamento del sistema sociale.
Il Nuovo Umanesimo ammette l'uguaglianza sociale dei cittadini di fronte alla legge e quella delle nazioni per quanto riguarda i loro diritti internazionali, come stabilito dalla carta dell'ONU, ma non accetta l'ugualitarismo come dottrina sociale e politica. Allo stesso tempo, il Nuovo Umanesimo condanna il punto di vista neoconservatore che tenta di preservare i privilegi dell'aristocrazia del denaro e di un minuscolo gruppo di Stati eliminando i gruppi sociali più bisognosi e i paesi in via di sviluppo.