Forum Umanista di Lisbona: differenze tra le versioni

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Il Forum Umanista di Lisbona "La Forza della Diversità" si è svolto 3, 4, 5 Novembre 2006.
Il Forum Umanista di Lisbona "La Forza della Diversità" si è svolto 3, 4, 5 Novembre 2006.


=Discorso di apertura=
Il Forum che si apre oggi, trova la sua origine nel Primo forum umanista mondiale che si tenne a [[Forum Umanista di Mosca|Mosca]] nell’ottobre 1993.
Voglio ricordare alcune parole pronunciate da [[Silo]] in quell’occasione:
“Il Forum umanista pretende di fondare le basi di una futura discussione globale. Ma non si debbono scartare a priori i contributi dati fino ad oggi da diverse correnti di pensiero e di azione, indipendentemente dal successo o dal fallimento che esse hanno avuto. Sarà molto più interessante prendere in considerazione le diverse posizioni e comprendere che in questa civiltà planetaria che comincia a concepirsi, la diversità di posizioni, di valori e di stili di vita, prevarranno in futuro, nonostante i tentativi delle correnti uniformanti. In questo senso, noi aspiriamo ad una nazione umana universale possibile unicamente se esiste la diversità.
Non si potrà mantenere un’egemonia centrale sulle periferie, né un presupposto ideologico o religioso che si imponga a costo della scomparsa di altri”
Sono passati 13 anni, e questo inquadramento mantiene oggi più che mai la sua attualità.
Questo formato del forum, dove è possibile incontrarsi, conoscersi, scambiare esperienze senza pregiudizi legati all’appartenenza, stringere nuovi vincoli, trovare gli interessi comuni e fare progetti insieme rafforzando l’azione reciproca, è stato ed è di sommo interesse.
Nel 1994 si è tenuto il [[Forum Umanista di Città del Messico|Forum mondiale umanista a Città del Messico]] e nel 1995 a [[Incontro Aperto dell'Umanesimo|Santiago del Cile]].
Poi si è avviato un processo di regionalizzazione, che ha di fatto moltiplicato le occasioni di incontro ed ampliato la partecipazione.
Basta pensare che solo in questo anno si è tenuto a gennaio il Forum umanista africano a Dakar, una decina di giorni fa si è chiuso il Forum umanista latinoamericano a Quito, ed oggi celebriamo il Forum umanista europeo a Lisbona. L’ampia partecipazione a questo incontro mostra una tendenza di interesse crescente rispetto al precedente, tenutosi a [[Forum Umanista di Budapest|Budapest]] nel 2004 e, prima di questo, all’incontro tenutosi a Praga nel 2003.
Qual’è la ricchezza del [[Forum Umanista|Forum umanista]] regionale?
Non solo una maggior facilità di incontro per prossimità geografiche, ma anche una auspicabile facilità di trovare ciò che ci unisce aldilà delle differenze.
L’Europa ha una lunga storia di guerre e di divisioni e interne, di imperialismo e di sottomissione a tanti invasori, di alleanze e di nazionalismi che hanno visto spesso gli stessi attori a volte fratelli a volte nemici, ma anche momenti  di ispirazione, di convergenza culturale, insomma momenti umanisti.
Il risultato è una popolazione estremamente variegata, diversità di lingue, di abitudini, di tradizioni artistiche e culturali, di valori.
Ma se parliamo oggi di una regione europea non è certo per sbandierare una identità culturale che si contrapponga ad altre culture.
Le nostre aspirazioni sono di segno opposto alla regionalizzazione che si sta dando nel mondo, come risposta alla globalizzazione, e che porta il segno dell’integrazione economica: crescere economicamente per diventare una potenza e avere maggior controllo ed egemonia politica e militare, contrapponendosi alle altre regioni.
Nella dichiarazione conclusiva del forum di Praga si diceva:
La nostra aspirazione è che i  popoli d'Europa cambino il loro sguardo, vedendosi non come competitori o nemici ma come parte della stessa storia e dello stesso futuro
La nostra aspirazione è che i popoli d'Europa riconoscano in se stessi il contributo di altre culture
La nostra aspirazione è che i popoli d'Europa dedichino i loro migliori sforzi a favore degli altri popoli
La nostra aspirazione è che i popoli d'Europa abbraccino coloro che arrivano da altri luoghi, riconoscendo il loro valore e comprendendo la diversità come una necessità dell'evoluzione verso la nazione umana universale
La nostra aspirazione è che ognuno di noi possa scoprire questa nazione umana universale che già si annida nella parte più profonda di ognuno
La nostra aspirazione è che ognuno di noi possa trasformare questo sentimento in atto coerente risvegliando questa nuova realtà in ogni essere umano.
E’ evidente che l’Europa che abbiamo in testa non è quella del Trattato di Mastricht, sotto il segno della liberalizzazione e della privatizzazione dei servizi sociali, non è quella del trattato di Scenghen, sotto il segno del razzismo e della discriminazione nei confronti degli immigrati, non è quella del Trattato di Nizza, sotto il segno di un nuovo armamentismo che vede impegnate quote crescenti delle risorse finanziarie degli Stati membri, mentre continuano a tagliarsi i fondi destinati ad assicurare i minimi diritti umani.
Non sono sufficienti a questa idea di Europa i confini dell’Unione europea, anche se in continua espansione. 
Dove metteremmo i confini?
Perché gli abitanti della Sicilia dovrebbero sentirsi separati da quelli del nord dell’Africa?
Forse pensiamo come Bush che basti un muro per bloccare le intenzioni che da sempre hanno spinto gli esseri umani a muoversi, a conoscere, a cambiare la loro vita?
Forse pensiamo che poiché le guerre attuali si svolgono fuori (appena fuori) dei confini europei il pericolo nucleare non ci riguardi?
La guerra nucleare è oggi, ancor più della catstrofe ecologica, il maggior pericolo che incombe sul mondo intero. Israele possiede oggi l’arma suprema e non ha aderito al patto di non proliferazione nucleare, come il Pakistan e l’India. Non lontano dalla zona tre potenze atomiche sono impegnate militarmente, Stati Uniti e Regno unito in Iraq e Afganistan e la Russia in Cecenia. In Afganistan combatte anche la più importante alleanza militare, l’Organizzazione del trattato nord atlantico (NATO), di cui fa parte la Francia, che a sua volta è una potenza atomica.
Nella zona compresa tra i confini occidentali dell’India fino al canale di Suez si concentra l’arsenale più devastante di tutti i tempi. Una semplice scintilla può provocare la deflagrazione.... che non riguarderà solo quella zona.
Le sfide sono oggi mondiali e mondiale e univoca deve essere la risposta.
Lo scontro di interessi economici rischia di trasformarsi in scontro di culture
Il Forum regionale europeo è l’occasione per  fare un passo importante nel processo di integrazione nel quale le diversità culturali, che con l’inarrestabile fenomeno migratorio includono quelle provenienti da altri continenti, diano ciascuna il miglior contributo verso ciò che accomuna, tralasciando ciò che divide.
Un percorso che a partire da questo piccolo e antico continente inneschi un processo che deflagri, questo sì, a livello mondiale, per accelerare la formazione dell’unica nazione cui aspiriamo, la nazione umana universale.
Loredana Cici
= Links =
[[categoria: eventi]]
[[categoria: eventi]]
[[categoria: work in progress]]
[[categoria: work in progress]]
[[categoria: Movimento Umanista]]
[[categoria: forum umanista]]
[[es: Foro Humanista de Lisboa]]

Versione delle 11:18, 6 apr 2018

Il Forum Umanista di Lisbona "La Forza della Diversità" si è svolto 3, 4, 5 Novembre 2006.

Discorso di apertura

Il Forum che si apre oggi, trova la sua origine nel Primo forum umanista mondiale che si tenne a Mosca nell’ottobre 1993.

Voglio ricordare alcune parole pronunciate da Silo in quell’occasione:

“Il Forum umanista pretende di fondare le basi di una futura discussione globale. Ma non si debbono scartare a priori i contributi dati fino ad oggi da diverse correnti di pensiero e di azione, indipendentemente dal successo o dal fallimento che esse hanno avuto. Sarà molto più interessante prendere in considerazione le diverse posizioni e comprendere che in questa civiltà planetaria che comincia a concepirsi, la diversità di posizioni, di valori e di stili di vita, prevarranno in futuro, nonostante i tentativi delle correnti uniformanti. In questo senso, noi aspiriamo ad una nazione umana universale possibile unicamente se esiste la diversità. Non si potrà mantenere un’egemonia centrale sulle periferie, né un presupposto ideologico o religioso che si imponga a costo della scomparsa di altri”

Sono passati 13 anni, e questo inquadramento mantiene oggi più che mai la sua attualità.

Questo formato del forum, dove è possibile incontrarsi, conoscersi, scambiare esperienze senza pregiudizi legati all’appartenenza, stringere nuovi vincoli, trovare gli interessi comuni e fare progetti insieme rafforzando l’azione reciproca, è stato ed è di sommo interesse.

Nel 1994 si è tenuto il Forum mondiale umanista a Città del Messico e nel 1995 a Santiago del Cile.

Poi si è avviato un processo di regionalizzazione, che ha di fatto moltiplicato le occasioni di incontro ed ampliato la partecipazione.

Basta pensare che solo in questo anno si è tenuto a gennaio il Forum umanista africano a Dakar, una decina di giorni fa si è chiuso il Forum umanista latinoamericano a Quito, ed oggi celebriamo il Forum umanista europeo a Lisbona. L’ampia partecipazione a questo incontro mostra una tendenza di interesse crescente rispetto al precedente, tenutosi a Budapest nel 2004 e, prima di questo, all’incontro tenutosi a Praga nel 2003.

Qual’è la ricchezza del Forum umanista regionale? Non solo una maggior facilità di incontro per prossimità geografiche, ma anche una auspicabile facilità di trovare ciò che ci unisce aldilà delle differenze.

L’Europa ha una lunga storia di guerre e di divisioni e interne, di imperialismo e di sottomissione a tanti invasori, di alleanze e di nazionalismi che hanno visto spesso gli stessi attori a volte fratelli a volte nemici, ma anche momenti di ispirazione, di convergenza culturale, insomma momenti umanisti. Il risultato è una popolazione estremamente variegata, diversità di lingue, di abitudini, di tradizioni artistiche e culturali, di valori.

Ma se parliamo oggi di una regione europea non è certo per sbandierare una identità culturale che si contrapponga ad altre culture. Le nostre aspirazioni sono di segno opposto alla regionalizzazione che si sta dando nel mondo, come risposta alla globalizzazione, e che porta il segno dell’integrazione economica: crescere economicamente per diventare una potenza e avere maggior controllo ed egemonia politica e militare, contrapponendosi alle altre regioni.

Nella dichiarazione conclusiva del forum di Praga si diceva:

La nostra aspirazione è che i popoli d'Europa cambino il loro sguardo, vedendosi non come competitori o nemici ma come parte della stessa storia e dello stesso futuro

La nostra aspirazione è che i popoli d'Europa riconoscano in se stessi il contributo di altre culture

La nostra aspirazione è che i popoli d'Europa dedichino i loro migliori sforzi a favore degli altri popoli

La nostra aspirazione è che i popoli d'Europa abbraccino coloro che arrivano da altri luoghi, riconoscendo il loro valore e comprendendo la diversità come una necessità dell'evoluzione verso la nazione umana universale

La nostra aspirazione è che ognuno di noi possa scoprire questa nazione umana universale che già si annida nella parte più profonda di ognuno

La nostra aspirazione è che ognuno di noi possa trasformare questo sentimento in atto coerente risvegliando questa nuova realtà in ogni essere umano.


E’ evidente che l’Europa che abbiamo in testa non è quella del Trattato di Mastricht, sotto il segno della liberalizzazione e della privatizzazione dei servizi sociali, non è quella del trattato di Scenghen, sotto il segno del razzismo e della discriminazione nei confronti degli immigrati, non è quella del Trattato di Nizza, sotto il segno di un nuovo armamentismo che vede impegnate quote crescenti delle risorse finanziarie degli Stati membri, mentre continuano a tagliarsi i fondi destinati ad assicurare i minimi diritti umani.

Non sono sufficienti a questa idea di Europa i confini dell’Unione europea, anche se in continua espansione.

Dove metteremmo i confini?

Perché gli abitanti della Sicilia dovrebbero sentirsi separati da quelli del nord dell’Africa?

Forse pensiamo come Bush che basti un muro per bloccare le intenzioni che da sempre hanno spinto gli esseri umani a muoversi, a conoscere, a cambiare la loro vita?

Forse pensiamo che poiché le guerre attuali si svolgono fuori (appena fuori) dei confini europei il pericolo nucleare non ci riguardi?

La guerra nucleare è oggi, ancor più della catstrofe ecologica, il maggior pericolo che incombe sul mondo intero. Israele possiede oggi l’arma suprema e non ha aderito al patto di non proliferazione nucleare, come il Pakistan e l’India. Non lontano dalla zona tre potenze atomiche sono impegnate militarmente, Stati Uniti e Regno unito in Iraq e Afganistan e la Russia in Cecenia. In Afganistan combatte anche la più importante alleanza militare, l’Organizzazione del trattato nord atlantico (NATO), di cui fa parte la Francia, che a sua volta è una potenza atomica.

Nella zona compresa tra i confini occidentali dell’India fino al canale di Suez si concentra l’arsenale più devastante di tutti i tempi. Una semplice scintilla può provocare la deflagrazione.... che non riguarderà solo quella zona.

Le sfide sono oggi mondiali e mondiale e univoca deve essere la risposta.

Lo scontro di interessi economici rischia di trasformarsi in scontro di culture

Il Forum regionale europeo è l’occasione per fare un passo importante nel processo di integrazione nel quale le diversità culturali, che con l’inarrestabile fenomeno migratorio includono quelle provenienti da altri continenti, diano ciascuna il miglior contributo verso ciò che accomuna, tralasciando ciò che divide.

Un percorso che a partire da questo piccolo e antico continente inneschi un processo che deflagri, questo sì, a livello mondiale, per accelerare la formazione dell’unica nazione cui aspiriamo, la nazione umana universale.

Loredana Cici

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