Tesi del Partito Umanista: differenze tra le versioni
(Creata pagina con "Proposte dottrinali del Partito Umanista, approvate durante la prima internazionale umanista. La tesi 4 descrive in particolare la visione politica del partito. Vi...") |
Nessun oggetto della modifica |
||
Riga 1: | Riga 1: | ||
Proposte dottrinali del [[Partito Umanista]], approvate durante la prima | Proposte dottrinali del [[Partito Umanista]], approvate durante la prima [[Internazionale Umanista]]. La tesi 4 descrive in particolare la visione politica del partito. Vi si dice: “La contraddizione sociale è prodotto della [[violenza]]. L'appropriazione del tutto sociale, operata da una parte dello stesso, è [[violenza]] e quella [[violenza]] è alla base della [[contraddizione]] e della [sofferenza]]. La [[violenza]] si manifesta come esproprio dell'intenzionalità dell'altro (e, di sicuro, della sua [[libertà]]); come azione di sommergere l'[[essere umano]], o gli insiemi umani, nel mondo della natura. Perciò le ideologie dominanti hanno considerato 'naturali' gli indigeni soggiogati, 'forza lavoro' gli operai sfruttati; semplici 'procreatrici' le donne; zoologicamente 'inferiori' le razze dominate; progetto, caricatura, 'immaturità' di uomini completi i giovani sprovvisti dei mezzi di produzione; 'sottosviluppati' i popoli negletti. Quest'ultimo punto si inserisce in un grossolano schema naturalista in cui si dà per scontato che lo 'sviluppo' comporta un modello unico, rappresentato proprio dagli sfruttatori a cui viene attribuita la pienezza dell'[[evoluzione]], in termini non soltanto oggettivi ma anche soggettivi poiché, per essi, la soggettività è un semplice riflesso delle condizioni oggettive”. | ||
[[categoria: Dizionario del Nuovo Umanesimo]] | [[categoria: Dizionario del Nuovo Umanesimo]] |
Versione attuale delle 22:20, 2 ago 2015
Proposte dottrinali del Partito Umanista, approvate durante la prima Internazionale Umanista. La tesi 4 descrive in particolare la visione politica del partito. Vi si dice: “La contraddizione sociale è prodotto della violenza. L'appropriazione del tutto sociale, operata da una parte dello stesso, è violenza e quella violenza è alla base della contraddizione e della [sofferenza]]. La violenza si manifesta come esproprio dell'intenzionalità dell'altro (e, di sicuro, della sua libertà); come azione di sommergere l'essere umano, o gli insiemi umani, nel mondo della natura. Perciò le ideologie dominanti hanno considerato 'naturali' gli indigeni soggiogati, 'forza lavoro' gli operai sfruttati; semplici 'procreatrici' le donne; zoologicamente 'inferiori' le razze dominate; progetto, caricatura, 'immaturità' di uomini completi i giovani sprovvisti dei mezzi di produzione; 'sottosviluppati' i popoli negletti. Quest'ultimo punto si inserisce in un grossolano schema naturalista in cui si dà per scontato che lo 'sviluppo' comporta un modello unico, rappresentato proprio dagli sfruttatori a cui viene attribuita la pienezza dell'evoluzione, in termini non soltanto oggettivi ma anche soggettivi poiché, per essi, la soggettività è un semplice riflesso delle condizioni oggettive”.