Esistenzialismo: differenze tra le versioni
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Martin Heidegger (1889-1976) e [[Sartre, Jean Paul|Jean-Paul Sartre]] (1905-1980) sono due altri pensatori che hanno contribuito considerevolmente allo sviluppo dell'esistenzialismo. Può essere considerato a sua volta come appartenente a questa corrente José Ortega y Gasset (1883-1955), anche se la sua linea di pensiero razional-vitalista si distacca in molti punti dalle formulazioni fondamentali dell'esistenzialismo. | |||
Indipendentemente dalla diversità che caratterizza il punto di vista esistenzialista sulle situazioni della vita umana, tale concezione è contraddistinta anche dalla sensibilità nei confronti di tutti i problemi dell'esistenza individuale, come pure dalla fiducia nelle forze creative personali. L'affermazione di molti esistenzialisti secondo cui “l'esistenza significa l'[[Essere Umano]], l'[[Essere Umano]] significa l'esistenza” corrisponde esattamente alla concezione del [[Nuovo Umanesimo]]. | |||
Indipendentemente dalla diversità che caratterizza il punto di vista esistenzialista sulle situazioni della vita umana, tale concezione è contraddistinta anche dalla sensibilità nei confronti di tutti i problemi dell'esistenza individuale, come pure dalla fiducia nelle forze creative personali. L'affermazione di molti esistenzialisti secondo cui “l'esistenza significa l'[[Essere Umano]], l'[[Essere Umano]] significa l'esistenza” corrisponde esattamente alla concezione del Nuovo Umanesimo. | |||
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Versione attuale delle 20:08, 5 ott 2015
esistenzialismo (der. di esistenziale, sul modello del ted. Existentialismus e del fr. existentialisme. Dal lat. exsistere, ex, fuori e sisto, sto, propr. levarsi fuori, apparire) È uno dei sistemi filosofici e culturali che hanno esercitato maggiore influsso; una tendenza particolare della concezione umanista che ha per obiettivo l'analisi e la descrizione del senso e delle contraddizioni della vita umana. Dal punto di vista dell'esistenzialismo, l'individuo non è una parte meccanica di un tutto unico (generazione, classe, ambiente sociale) ma è l'integrità in sé e per sé.
Nella filosofia dell'esistenzialismo si distinguono numerose tendenze, tra cui quella religiosa e quella atea. Sono unite insieme da una problematica comune, ma ciascuna ha un proprio punto di vista riguardo alla definizione del senso della vita. Nella prima si attribuisce priorità al rapporto dell'uomo con Dio. La tendenza atea considera l'individuo come l'unico dio. Tali concezioni, tuttavia, si influenzano reciprocamente, manifestando la medesima preoccupazione per le sofferenze dell'uomo, proclamando gli stessi principi etici e sperimentando le stesse delusioni in merito a quanto di assurdo e insensato vi è nella vita. Lo spirito di pessimismo, e a volte di disperazione, caratterizza tutte le tendenze del movimento esistenzialista.
Uno dei precursori della dottrina esistenzialista è Søren Kierkegaard (1813-1855), filosofo e teologo danese, che ha analizzato in modo dettagliato e approfondito tratti dell'esistenza dell'uomo come afflizione, paura, amore, colpa, bene e male, morte, coscienza, spavento ecc. Lo spavento permanente che l'individuo patisce è frutto del senso di abbandono nell’attesa dell'inevitabile morte. La fede sincera è la sola cosa che consenta all'individuo di vivere la propria vita coscientemente. Questa linea del pensatore protestante viene perseguita da Nikolaj Berdjaev (1874-1948), filosofo ortodosso russo, fondatore del cosiddetto “nuovo cristianesimo”. È sua opinione che l'esistenza dell'individuo si basi sulla libertà, mentre il senso della vita si basa “sulla nascita di Dio nell'individuo e dell'individuo in Dio”. Esiste soltanto l'individuo, mentre tutto il resto “c'è” ma non esiste, poiché non ha coscienza della propria esistenza e si adatta soltanto a condizioni oggettive. In questa forma di esistenzialismo si scontrano tre fattori: la libertà, la predestinazione divina e la responsabilità e l'energia personale di un essere che sa pensare, sentire e produrre. L'individuo deve sempre rinnovarsi, vale a dire, riuscire a essere sempre più umano.
Karl Jaspers (1883-1969) intese questo problema a modo proprio, proponendo di separare il “tempo assiale” dalla storia e di centrare l'attenzione sugli aspetti di continuità che si trovano nella vita (malattia, morte, [sofferenza]]) e determinano il senso principale dell'esistenza. Secondo Jaspers, ogni essere deve cercare la propria individualità nella vita presente.
Nella filosofia e nella letteratura spagnole è Miguel de Unamuno (1864-1936) ad aver sviluppato la concezione esistenzialista. Attribuì un particolare significato all'idea del “donchisciottismo”, secondo cui l'uomo conduce una lotta permanente (allo stesso modo di don Chisciotte) per un ideale irreale. Ogni esistenza concreta reca in sé contrasti tra categorie correnti e sublimi, tra pragmatismo e lucidità spirituale.
Per molti esistenzialisti, un'altra fonte di questa corrente di pensiero, oltre che da Kierkegaard, è costituita da Friedrich Nietzsche (1844-1900).
Allo stesso modo in cui i marxisti hanno fatto uso del metodo dialettico di Hegel, gli esistenzialisti più recenti ricorrono per le loro descrizioni al rigoroso metodo fenomenologico di Husserl.
Martin Heidegger (1889-1976) e Jean-Paul Sartre (1905-1980) sono due altri pensatori che hanno contribuito considerevolmente allo sviluppo dell'esistenzialismo. Può essere considerato a sua volta come appartenente a questa corrente José Ortega y Gasset (1883-1955), anche se la sua linea di pensiero razional-vitalista si distacca in molti punti dalle formulazioni fondamentali dell'esistenzialismo.
Indipendentemente dalla diversità che caratterizza il punto di vista esistenzialista sulle situazioni della vita umana, tale concezione è contraddistinta anche dalla sensibilità nei confronti di tutti i problemi dell'esistenza individuale, come pure dalla fiducia nelle forze creative personali. L'affermazione di molti esistenzialisti secondo cui “l'esistenza significa l'Essere Umano, l'Essere Umano significa l'esistenza” corrisponde esattamente alla concezione del Nuovo Umanesimo.