Interpretazioni dell'Umanesimo: differenze tra le versioni
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Versione delle 18:59, 20 ago 2015
Libro di Salvatore Puledda pubblicato per la prima volta nel 1997.
spiegazione
Uno studio sui vari modi in cui il concetto di Umanesimo è stato inteso in Occidente. Il libro inizia descrivendo la concezione dell’essere umano sviluppata in occidente continuando poi con quelle esposte dalle correnti filosofiche del nostro secolo - di ispirazione marxista, cristiana ed esistenzialista - che si sono dichiarate umaniste. Interpretazioni dell’Umanesimo presenta inoltre una descrizione delle nuove correnti filosofiche o politiche sorte negli ultimi anni e che si iscrivono nell’ambito dell’umanesimo.
Introduzione di Michail Gorbaciov
Una pre-condizione per la sopravvivenza
Il lettore ha in mano un libro che non potrà non indurlo a pensare. Non soltanto perché è dedicato ad un tema eterno, l'umanesimo, ma perché inquadra questo tema nella sua prospettiva storica e consente quindi di sentire, di comprendere che si tratta di una vera e propria sfida della nostra epoca.L'autore, Salvatore Puledda, sottolinea a piena ragione che l'umanesimo, nei suoi tre aspetti (come concetto generale, come insieme di idee specifiche e come azione che ad esso si ispira), ha una storia assai lunga e complessa. Secondo quanto egli scrive, essa è stata simile al movimento delle onde: a volte, l’umanesimo è venuto in primo piano sulla ribalta storica dell'umanità, a volte è “scomparso” per qualche tempo. Talvolta è stato relegato nell’ombra dalle forze che Mario Rodríguez Cobos (Silo) definisce, giustamente, “antiumaniste”. In quei periodi, il suo messaggio è stato brutalmente falsato. Anzi, le forze antiumaniste hanno spesso indossato proprio la maschera dell’umanesimo per agire dietro la sua copertura e, in suo nome, hanno concretizzato i loro oscuri propositi. In quei momenti l'umanesimo vero è rimasto nella profondità della coscienza umana, nelle menti dei migliori rappresentanti del pensiero umano come ideale, obiettivo e direzione dell'azione sociale auspicata.L'autore ha ragione nel dire che l'umanesimo, tanto nel passato come nel momento presente, ha avuto e continua ad avere una molteplicità di interpretazioni, anche le piú contraddittorie. Ed è possibile che diverse categorie di lettori colgano in modi diversi il contenuto del libro, e che non tutti ne condividano le conclusioni. E, a questo proposito, devo affermare che nella mia personale valutazione Salvatore Puledda non si considera affatto detentore della verità definitiva: riflette e invita i lettori a riflettere, e questa è una caratteristica molto significativa della sua opera.Sono convinto che questo libro sia opportuno e attuale. È opinione mia, e della Fondazione di cui sono alla guida, che stiamo vivendo la crisi dei fondamenti della civiltà e che questa stia esaurendo velocemente il proprio potenziale... E ciò, se si vuole, può essere visto come una crisi dello stesso essere umano. L'impressione che si ha è che tutto o la maggior parte di quanto accade costituisca una vera e propria aggressione contro l'essere umano. Ogni cosa si rivela come una minaccia contro di lui. I risultati del progresso scientifico-tecnologico (che in altre condizioni potrebbero rendere la vita proficua e dignitosa) accentuano la crisi del rapporto tra l'essere umano e il resto della natura. E così arriviamo a questa sorta di sussulto nella sfera politico-sociale, a questo acutizzarsi delle contraddizioni tra l'essere umano e il potere. E’ una situazione che ci pone di fronte a strade senza uscita nello sviluppo dell'istruzione e della cultura. Ma poiché un inventario delle attuali difficoltà risulterebbe troppo lungo, mi permetto di rinviare alle Lettere ai miei amici di Silo, in cui si affrontano molto dettagliatamente tutti questi problemi proprio dal punto di vista del vero umanesimo. Faccio, qui, questa raccomandazione perché i nostri punti di vista sulla crisi attuale, sociale e personale, sono molto simili. Devo osservare, a questo punto, quanto segue. Oggi, il problema dei rapporti tra l'essere umano e la natura ha assunto una tragica pregnanza. Ma la soluzione di questo problema, com'è facile immaginare, non può essere strettamente antropocentrica. In effetti, l'essere umano è la creazione suprema. Ma esso, allo stesso tempo, è parte della natura. E l’obiettivo da perseguire non consiste, ne sono convinto, nel garantire il dominio dell'uomo sulla natura (come è stato affermato per secoli), ma nel raggiungimento delle condizioni che consentano un armonico sviluppo congiunto. L'uomo potrà ricevere tutto ciò di cui ha bisogno dalla natura soltanto se ne garantirà le necessità, operando per il ristabilimento e la conservazione dell'equilibrio della biosfera, oggi seriamente compromesso.
Il superamento di questa profonda crisi della civiltà presuppone, secondo noi, il passaggio a un nuovo paradigma dell'esistenza umana, a una nuova civiltà che deve partire dall'importanza e dalla dignità dell'essere umano e deve essere diretta alla realizzazione del suo potenziale. In altri termini, il tema è quello del passaggio ad una civiltà veramente umana che garantisca non soltanto l'eliminazione dei pericoli e delle minacce esistenti nei confronti della continuità del genere umano, ma che determini anche le condizioni per una dignitosa esistenza delle generazioni presenti e future.Usando toni un po’ forti, direi che ci troviamo di fronte alla necessità di una rivoluzione umanista. Può darsi che la parola “rivoluzione” in questo caso non risulti del tutto appropriata, considerando l’idea che di essa si è diffusa. Per questo chiarisco: il tema è la rivoluzione attraverso l'evoluzione, attraverso progressive trasformazioni e attraverso il raggiungimento di un consenso convergente da parte di correnti diverse di pensiero e d’azione. Certo, questa strada non esclude la necessità di far fronte alle forze dell'antiumanesimo, nell'eventualità che esse passino al contrattacco. Ma in linea di principio, la rivoluzione umanista dovrà utilizzare i mezzi umanisti che corrispondono al suo contenuto. Diversamente, se ne perderebbe l'essenza stessa. Mi sembra che questo punto debba essere ben compreso. La rivoluzione umanista non si concretizzerà (o si trasformerà in una nuova manifestazione di antiumanesimo) se si darà nei termini di una “uniformazione generale”, se condurrà a privare genti, popoli e nazioni della libertà di scelta. Tutta la storia dell'umanità è stata segnata dal superamento dell'oppressione in favore della libertà di scelta e ciò dimostra che la rivoluzione umanista dovrà garantire all'essere umano questa libertà e dare ampio spazio alla molteplicità dell'esistenza umana.Noi demmo inizio dieci anni fa, in Unione Sovietica, ad una serie di trasformazioni che ricevettero il nome di perestroika. Il loro significato era di garantire l'umanizzazione dei diversi aspetti della vita sociale. Il primo compito, e il piú importante, è stato quello di attuare il passaggio dal totalitarismo alla democrazia.
In generale, siamo riusciti ad assolvere a questo compito. Ma non tutto ciò che ci eravamo proposti si è realizzato nel modo che avremmo voluto. Le forze antiumaniste, legate all'ordine pre-esistente, organizzando il golpe del 19 agosto 1991, hanno vanificato molto di quanto avevamo progettato. E subito dopo, nel dicembre dello stesso anno, l'atto di liquidazione dell'Unione Sovietica ha condotto i diversi paesi che la componevano e i loro eredi lungo strade molto distanti dai valori e dai compiti della perestroika. Quindi, sia per la Russia sia per gli altri Stati formatisi al posto dell'Unione, il compito di umanizzare la vita non ha ancora trovato soluzione.Sul piano della politica mondiale, dopo il 1985, ci siamo proposti anche il compito di dare un energico contributo all'umanizzazione della vita della società mondiale; e allo scopo di creare le pre-condizioni per realizzarlo, ci siamo proposti di superare il confronto tra stati e popoli in favore di una pacifica collaborazione. Lungo questa strada, si è riusciti a porre fine alla “guerra fredda” , a passare dalla corsa agli armamenti nucleari al disarmo, e dalla crescita degli altri tipi di armamenti alla riduzione delle loro scorte. Come conseguenza di questi fatti, sono stati raggiunti, su scala mondiale, determinati livelli nella sfera dei diritti umani e la crisi nei rapporti tra l'uomo e il resto della natura si è significativamente attenuata.
Tuttavia, è rimasta pendente una quantità di compiti enorme sia per numero che per dimensione. Per conseguire un'accettabile umanizzazione della vita della comunità mondiale e superare tutte le carenze del passato (e in parte del presente) conflittuale c'è ancora da percorrere non poca strada.
Salvatore Puledda è nel giusto quando afferma che i nostri tempi sono stati marcati dall'eclisse dell'umanesimo. Ciononostante, mi sembra che ci troviamo ormai in una fase di sviluppo, adatta a superare il deficit di umanesimo che il passato ci ha lasciato. L'affermazione dell'umanesimo, non tanto come corrente contemplativa e compassionevole, ma come forza di azione e di collaborazione, è realmente un imperativo del nostro tempo. È una pre-condizione per la sopravvivenza dell'umanità. In questo contesto, il libro di Salvatore Puledda appare come un fenomeno rimarchevole e significativo. Si tratta della ricerca di una strada per lo sviluppo che risponda alle necessità essenziali dell'essere umano e di un contributo al superamento spirituale dell'attuale crisi della civiltà.
Michail Gorbaciov Mosca, 30 ottobre 1994
edizioni
Edizione italiana con Multimage del 1997. Pubblicato nel 2011 dalle Editions Références in francese. Pubblicato nel 2002 da Virtual Edicciones in spagnolo all'interno del volume di Opere Complete "Un Humanista Contemporaneo".
traduzioni
Il libro è tradotto in spagnolo, inglese e francese